martedì 25 agosto 2009

Fra pesto, focacce e mare, l'eterna lotta fra finito e infinito


Tornata ieri dalla Liguria, una lingua di terra compressa fra mare e montagne, fra senso di finito ed infinito.
Pensavo agli ultimi mesi di scuola, a quando il professore d’italiano spiegava le poesie di Montale, a quando tentava di farci capire questo senso di costrizione che Montale (e probabilmente nel suo essere ligure anche lui) sentiva, e solo ora ho capito veramente cosa intendeva non è solo una condizione fisica/geografica, è anche una limitazione mentale e umana, l’opposizione finito-infinito da sempre “paralizza” l’uomo, la volontà di raggiungere l’infinito temporale o spaziale che sia e ritrovarci nel finito, nella realtà, nel sapere che tutto finirà ineluttabilmente.
È ancora l’opposizione vita-morte, gli ossi di seppia sulla spiaggia contro la vitalità distruttiva del mare e costruttiva delle risa dei bambini sul bagnasciuga, sono gli alberi arsi dalla salsedine e il loro essere spogli e giallastri,sono tanti indizi naturali che distruggono il movimento.
E pensando a tutto ciò, scorrendo frammenti dei versi delle poesie di Montale impressi nella mia mente, ce n’erano alcuni che predominavano, non so perché, forse il motivo risiede nel fatto che si tratta di un verso della poesia d’apertura della raccolta Ossi di Seppia, “In limine” e nel rileggerlo il motivo mi è risultato lampante oltre a spiegare il concetto di poesia di Montale racchiude in se la nascita e la morte, la memoria, il lembo di terra solitaria, tutte quelle sensazioni che sentivo in quel mescolarsi di terra bruciata e mare.

Godi se il vento ch' entra nel pomario
vi rimena l' ondata della vita:
qui dove affonda un morto
viluppo di memorie,
orto non era, ma reliquario.
Il frullo che tu senti non è un volo,
ma il commuoversi dell' eterno grembo;
vedi che si trasforma questo lembo
di terra solitario in un crogiuolo.
Un rovello è di qua dall' erto muro.
Se procedi t' imbatti
tu forse nel fantasma che ti salva:
si compongono qui le storie, gli atti
scancellati pel giuoco del futuro.
Cerca una maglia rotta nella rete
che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!
Va, per te l' ho pregato, - ora la sete
mi sarà lieve, meno acre la ruggine...

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